Conseguenziale al discorso terricci (coltivazione in vaso) c'è da considerare
l'argomento 'inerti', ovvero tutta quella serie di materiali, per lo più di struttura e natura rocciosa,
che spesso sono già mischiati al substrato, in proporzioni variabili, dalla ditte produttrici.
In fase di semina/germinazione è consuetudine far uso, insieme col terriccio da semina,
della vermiculite per aumentare al massimo la ritenzione idrica, offrire un leggero ma congruo attrito alla pianticella
che deve liberarsi del tegumento (in gergo quello che chiamiamo seme); ha come limite il fatto che presenta scarsa resistenza
alla compressione (si sfalda, ovvero sfarina facilmente) e, col tempo, si degrada causando veri e propri ristagni d'acqua, ragion
per cui il suo uso è appunto limitato alle esigenze della semina (nei bicchierini, alveolari o simili) ma non oltre.
Dimenticavo: ha un Ph tendenzialmente neutro quindi non ha controindicazioni per le piccole
creature
Nelle esigenze legate invece ai rinvasi successivi possono entrare in gioco altri materiali.
agriperlite (presente già in alcuni terricci in commercio)
di origine vulcanica, dall'aspetto spugnoso, a piccoli granuli simili, anche per il colore biancastro,
a palline di polistirolo, ha maggiore resistenza alla compressione della vermiculite, quindi usabile
anche in vasi molto capienti, buona capacità di ritenzione idrica ma, col tempo, tende
comunque a deteriorarsi cambiando colore.
argilla espansa (difficilmente presente nei terricci in commercio)
materiale usato, per fini di coibentazione, anche in edilizia, non è granchè utile ai nostri scopi se non
per avere un effetto di drenaggio complessivo, spesso si usa metterne un po' sul fondo dei vasi
ma, personalmente, credo renda meglio se mescolata al terriccio complessivo rendendolo un minimo meno
compatto e quindi più facilmente esplorabile dalle radici.
pomice (presente già in alcuni terricci in commercio)
anch'essa di orgine vulcanica ma, a differenza dei materiali suindicati, ha come vantaggio, oltre al discorso
drenaggio, una elevata capacità di scambio cationico ovvero, nel terriccio, agevola la messa a disposizione
degli elementi minerali nutritivi a favore delle piante , presenta un Ph di tipo subacido (difficilmente arriva al valore 7).
lapillo vulcanico (difficilmente presente nei terricci in commercio)
ovviamente di origine vulcanica, più pesante rispetto alla pomice, con minore capacità di scambio cationico
ma comunque apportatore di minerali (non illudiamoci però che in un ciclo di coltura in vaso compia chissà
quali miracoli, visto il tempo ridotto a qualche mese), quello più chiaro, grigiastro ha Ph sub acido (intorno
a 6.5) mentre quello più scuretto, rossastro presenta di solito Ph di 7 o superiore.
zeolite (o zeolitite) (difficilmente presente nei terricci in commercio)
la cui struttura microporosa (diverse centinaia di m2 di superficie interna per grammo di roccia)
le consente di essere, con molta probabilità, il materiale con la più alta capacità di scambio cationico
tant'è che per gli usi agricoli è consigliata in quanto, oltre ad una straordinaria capacità di idratazione
e disidratazione (con infiniti cicli) riducendo quindi le esigenze idriche delle piante, consente di 'intrappolare'
eventuali surplus di fertilizzazione che, poi, rilascia mano a mano attraverso miriadi di canali di dimensioni 'molecolari' (!);
è usata, tra l'altro, anche per l'alimentazione animale, la depurazione delle acque, neutralizzare i metalli pesanti.
Ph fondamentalmente neutro: 7.
Sostanzialmente notiamo come alcuni dei materiali citati non sono poi così 'inerti' e, giusto per completezza di
informazioni, ce ne sarebbero altri che tuttavia, sia per scarsa reperibilità che per il fatto che sono utili esclusivamente
per rendere più soffice ed aerato il terriccio: tufo e pozzolana.