La mia attività alpinistica in Dolomiti è stata molto limitata, preferivo salite su neve e ghiaccio.
Una delle vie di roccia che più mi ha colpito è stata la salita dello spigolo della Torre Delago nelle Torri del Vajolet (gruppo del Catinaccio) effettuata con 3 amici intorno al 1980.
E' una via molto facile e anche breve, ma l'esposizione è impressionante; in un punto si abbraccia letteralmente l'intera torre.
Non ho foto di quella salita, ma mi è capitato di vedere questo bel video dove si vede benissimo quanto aerea sia la salita; lo condivido con piacere
Nota curiosa.
La via è spesso affollata, ma noi eravamo partiti prestissimo per essere i primi e non avere problemi con code, rallentamenti, sassi dall'alto (peraltro rari, la roccia è solidissima) ecc.
Ci era sfuggito un dettaglio; i primi a salire sono anche i primi a scendere ... a corde doppie lungo il canalone tra le due torri ... e lì di sassi ne cadono, se chi sta sopra non presta attenzione!
Il protagonista del video ovviamente non ha avuto questo problema ...
Quanto tempo che non aggiorno questo blog ...
Quest'anno forse riuscirò a dedicare un po' più tempo ad escursioni in montagna
L'argomento di questo nuovo post è semplice; qualche mese fa per la prima volta una via di arrampicata è stata valutata 9c.
Il grado è nella scala francese, la più usata, ed equivale ad un XII+ nella scala UIAA, quella "classica".
Pensare che quando avevo qualche decina di anni in meno e praticavo l'arrampicata, alla fine degli anni 70, si discuteva se il VI+ (della scala UIAA) fosse il limite delle possiblità umane o se esistesse un grado VII
Nel 1974 Messner c'aveva scritto un libro: https://www.amazon.it/7°-grado-scalando-limpossibile/dp/B00XWDDWES
(tra parentesi, vedo che si trova solo usato e che vale 125 euro ... ce l'ho!! )
Poi la scala è stata aperta e da allora l'arrampicata (sportiva) ne ha fatta di strada ...
La notizia è dell'autunno 2017, ma solo ora si trova il video completo su youtube.
Bando alle ciance (anche perché la nuova via si chiama ... Silence), lasciamo la parola alle immagini!
Versione "breve", solo la prima salita.
Versione "lunga" completa, la preparazione, l'allenamento, la storia del posto ...
Ogni tanto mi guardo qualche bel video di arrampicate.
Questo mi ha particolamente colpito perché è una bella rappresentazione di quante diverse emozioni si possono vivere in montagna ...
Da quanto tempo non aggiorno questo blog!?
Quest'anno ho intenzione di riprendere la mia attività in montagna
Mi sto già allenando, anche se ogni anno è sempre più dura
A proposito di "dura", si chiama proprio così (in italiano), la via di arrampicata sportiva più difficile (per ora), frutto della collaborazione dei due più quotati top climbers del momento.
In attesa di foto e racconti miei, gustatevi i tentativi, i tanti voli e la prima e secoda salita di questa via ...
Per gli impazienti, la prima salita inizia al minuto 9:56
Di lui ho gia' parlato in questo blog, qualche anno fa ...
Ora purtroppo lo devo ricordare per un altro motivo ... non e' piu' con noi
Negli anni 70-80 e' stato un esempio per me e per tanti altri giovani che dedicavano tempo ed energie all'arrampicata su roccia.
La sua eleganza e purezza e' forse ancora oggi ineguagliata.
La sua salita "free", anche senza scarpe nel secondo filmato e' nel mito dell'arrampicata!
http://www.youtube.com/watch?v=NDcaPJXQAFE
http://www.youtube.com/watch?v=JvsgHWKJOUA
Addio Patrick!
L'arrampicata senza corda comporta evidenti rischi.
Qui l'avventura di Dean Potter (nostra vecchia conoscenza) sembra finire proprio male!
http://www.pepperfri...ntagne/fly3.wmv
... o no?
Rivediamo meglio
http://www.pepperfri...ntagne/fly2.wmv
Come si puo' dedurre dal seguito, il buon Dean ha "inventato" un nuovo metodo di arrampicata solitaria; il "free base", misto tra "free climbing" (arrampicata libera) e "base jump" (salto con paracadute da alte pareti rocciose) ... in pratica arrampicata senza corda, ma con un parapendio leggero al posto dello zaino!
Funziona! ... purche' le difficolta' elevate siano molto in alto e su parete verticale o strapiombante.
Il nuovo metodo consente salite davvero mozzafiato in relativa sicurezza, come si vede alla fine del filmato.
Dean Potter e' un vero collezionista di esperienze estreme.
Abbiamo gia' visto un suo filmato su una salita veloce e senza corda sul Nose del Capitan.
Un'altra sua specialita' sono le passeggiate sulla corda a grande altezza; anche in questo caso spesso usa un ancoraggio di protezione (un cordino moschettonato alla corda stessa) oppure il parapendio.
A volte pero' si fa sul serio ... nessuna protezione!
http://www.pepperfri...ntagne/fly1.wmv
Chissa' che musica sta ascoltando?!
Riprendo dopo tanto tempo questo blog ... e mi ricollego proprio all'ultimo topic (il cui filmato non e' piu' visibile su youtube)
L'alpinismo e l'arrampicata sportiva si spingono sempre piu' avanti.
Arrampicate sempre piu' difficili, salite solitarie (senza corda) sempre piu' impressionanti, salite alpine in tempi sempre piu' veloci.
Aldila' di ogni altra considerazione, queste prestazioni forniscono materiale video sempre piu' piacevole da guardare.
Per esemplificare pubblico (solo per qualche giorno, anche se non di dovrebbe ) qualche spezzone ...
Jumbo love
Probabilmente la via di arrampicata sportiva attualmente piu' difficile e impressionante.
Una grande realizzazione di Chris Sharma.
http://www.pepperfriends.com/video/montagne/jumbolove.wmv
Record di velocita' sulla nord dell'Eiger
Qui occorre spendere qualche parola in piu'.
La "lotta" per la conquista della terribile parete nord (quasi 2000 m di dislivello) e' iniziata negli anni 30 ed e' costellata da una sequenza infinita di tragedie, prima e dopo il primo successo nel 1938.
Uno dei primi salitori, H.Harrer, divenne poi famoso per le sue esperienze in Tibet, a stretto contatto con un giovanissimo Dalai Lama; questa storia e' raccontata in modo magistrale nel film "7 anni in Tibet" (Harrer e' interpretato da Brad Pitt)
In quegli anni la salita richiedeva almeno 3 giorni, spesso molti di piu'.
Bisogna attendere gli anni 70 e il talento di un giovane Messner per vedere le prime salite "in giornata" (10 ore).
Ora c'e' chi sale in meno di 3 ore ... detto così non fa molta impressione, ma in effetti e' molto difficile superare un simile dislivello in così poco tempo anche "camminando" su un sentiero!
Le immagini parlano da sole ... Ueli Steck davvero super!
http://www.pepperfriends.com/video/montagne/nordeiger.wmv
Alone on the wall
Sharma in arrampicata da l'idea di un felino ...
Alex Honnold invece ricorda piu' un bradipo (ma un bradipo veloce!)
Movimenti misurati, calma glaciale ... proprio quel che ci vuole per affrontare grandi pareti di difficile arrampicata senza alcuna forma di protezione (niente corda!)
Anche qui le immagini non hanno bisogno di ulteriori commenti
http://www.pepperfriends.com/video/montagne/alone.wmv
Continua ... presto!
Ancora una realizzazione al vertice per Chris Sharma.
Il filmato tanto atteso della salita di Jumbo Love e' finalmente online.
http://www.youtube.com/watch?v=ikoJI05WkQ0
Si tratta senz'altro della via di arrampicata sportiva piu' difficile realizzata fino ad ora; un incredibile muro strapiombante che deve aver richiesto un bel numero di tentativi!
Quando ho iniziato ad arrampicare, a fine anni 70, si discuteva se il sesto grado fosse davvero il limite delle possibilita' umane o se esistesse un 7° grado ...
Altri tempi!
La quotazione di questa via e' molto prossima al grado 12 ...
Quanto tempo che non aggiorno il blog!
D'altra parte le montagne sono per me una passione "estiva".
Mi piace molto la neve, ma mi sono tolto la voglia trent'anni fa o giu' di lì ...
Ricordo bene un'escursione sul Carega, la montagna di casa, proprio in questi giorni, 21-22 marzo, del 1977 (la ricordo per altri eventi, drammatici, verificatisi proprio uno o due giorni dopo);
al Rifugio Scalorbi (circa 1750 m) la neve arrivava al balcone del primo piano, circa 3 m !
In mancanza di materiale "fresco", mi piace proporre qualche filmato da youtube.
Tra i tanti, mi ha colpito particolarmente questo:
http://www.youtube.com/watch?v=gmm9RZe3Pmc...feature=related
Rende molto bene l'idea di una salita impegnativa (seppur non estrema), in un clima sereno e disteso, quasi "rilassato".
Interessante la cordata al femminile che riunisce Katie Brown, una delle "climbers" piu' in voga del momento, e Lynn Hill, una della "vecchia guardia".
Caspita! Lynn arrampicava gia' ad alti livelli quando praticavo anch'io l'arrampicata "vera", tra l'80 e l'85!
Ma quanti anni ha?! In ogni caso non li dimostra ... classe e grinta da vendere!
Buona visione
... due (ferrate in un giorno) sono meglio di una.
Verso fine agosto Stefania e io ci siamo presi una giornata di ferie e siamo partiti per la Val Gardena; meta la ferrata Tridentina sul gruppo del Sella, una tra le piu' famose e frequentate delle Dolomiti, complici l'avvicinamento brevissimo e la relativa facilita'.
Prima o poi dovevo farla ... e allora via, rassegnato a qualche "coda".
In effetti ho trovato parecchia gente, ma tutto sommato meno del previsto.
Alla fine l'escursione e' risultata molto piacevole e tutto si e' risolto in breve tempo (circa 3 ore tra salita e discesa).
Poi abbiamo visitato con calma il grazioso paese di Colfosco e piu' giu', verso la Val Badia, Corvara.
Una giornata rilassante!
Ecco qualche foto:
La ferrata, dopo un facile tratto iniziale e qualche centinaio di metri di semplice sentiero, risale un'ampia conca rocciosa.
Proprio all'attacco della seconda parte della ferrata, una bella cascata
Verso valle, il paese di Colfosco.
Tutto intorno alte pareti
Nella parte terminale, dopo un tratto quasi piano, la ferrata supera una bella torre verticale; e' il tratto piu' impegnativo (evitabile)
Le Dolomiti richiamano appassionati da tutta Europa; questo bel sorriso arriva dalla Polonia
Il famoso ponte a fine ferrata; continuo a pensare che questi ponti dovrebbero essere piu' "avventurosi"; due cavi, uno per le mani e uno per i piedi ... magari anche uno solo, a scelta
Il rifugio Cavazza al Pisciadu', sul pianoro sommitale.
La discesa si svolge su un ripidissimo canalone, in parte attrezzato.
Complimenti al ragazzo (20 anni?) che, una volta sorpassato, e' riuscito a scendere dietro di me senza mai perdere terreno ... in un terzo del tempo indicato dalle guide per questo tratto del percorso ...
(Im)modestia a parte, non succede spesso!
Corvara sovrastata dal Sassongher; dopo una bella giornata, il tempo sta cambiando ... ma ormai abbiamo avuto quel che volevamo ...
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Nel tardo pomeriggio rientro lungo l'autostrada del Brennero e sosta a Mori (Trento) per passare qualche ora con nostra figlia Chiara che temporaneamente abita lì per uno stage universitario.
Proprio sopra l'abitato di Mori, sul Monte Albano, c'e' una celebre e difficile ferrata; nonostante l'elevata difficolta' e' sempre molto affollata, per la vicinanza al lago di Garda e alle grandi vie di comunicazione, la facilita' di accesso e rientro.
Ho percorso la ferrata piu' volte, anche con mio nipote e mia figlia, sempre con tanta pazienza e lunghe attese prima dei passaggi piu' duri.
Mentre scendevamo in autostrada verso Rovereto sud, un'idea pazza si insinuava sempre piu' insistentemente nei miei pensieri.
Hummm, a quest'ora salire la ferrata di Mori dev'essere proprio bello, non ci sara' nessuno!
Alla fine, salutata Chiara e fatto un rapido calcolo dei tempi, ho deciso ... sono salito rapidamente all'attacco della ferrata e ... via!
Un campanile vicino (forse dal Santuario alla base della parete) suonava le 18 mentre arrancavo sul ripido sentiero che sale sopra le ultime case dell'abitato ... e suonava le 19 mentre ero a pochi metri dal piccolo pulpito che accoglie a fine ferrata.
Perfetta solitudine!
Peccato solo per il rumore del traffico del fondovalle ... quello no, non lo si puo' eliminare (forse ... di notte? ).
La ferrata e' sempre divertente, pur con tutti i suoi limiti (roccia unta (liscia per i troppi passaggi) e troppo ferro), ma percorsa in questo modo, senza soste forzate e intralci, "senza respiro", e' davvero un'altra cosa
Molte belle foto della ferrata di Mori sono visibili qui:
http://www.vieferrate.it/ferratamori.htm
Alle 19:30 rientro in paese, giusto in tempo per la meritata pizza con Chiara e Stefania
... du is mei che uan
Ogni volta che scendo dalla Val Zoldana o da Belluno salgo verso il Cadore, passo da Longarone e lo sguardo corre inevitabilmente alla celebre e tragica diga che chiude una profonda gola sul lato sinistro (idrografico) della valle.
Ogni volta mi riprometto di fare una deviazione e visitare quei luoghi piu' da vicino ...
domenica scorsa, al ritorno dall'escursione sul Civetta, c'era tutto il tempo e ho colto l'occasione.
Confesso che mi immaginavo una visita solitaria e silenziosa, quasi un pellegrinaggio, ma mi sbagliavo ...
I luoghi sono meta costante di frotte di turisti, con tanto di parcheggi a pagamento e l'immancabile camioncino che vende panini e bibite!
... ma ne valeva comunque la pena.
Non sto a riassumere tutta la storia; si trova ampia documentazione online e per chi ha voglia di riviverla emozionandosi raccomando il fantastico "racconto" di Paolini; si trova in giro la videocassetta, 3 ore di monologo senza respiro (!)
http://www.jolefilm.it/files/index.cfm?id_rst=19
Un solo dato e' sufficiente a rendere l'idea di quel che e' successo lassu' nell'ormai lontano 9 ottobre 1963.
Dal monte Toc (=marcio in dialetto friulano!) si e' staccata un po' di terra ed e' precipitata nell'invaso artificiale della diga ... 270 milioni di metri cubi!
Non fa molta impressione, detto così ... ma e' un cubo di 650 metri di lato
Quel che resta e' una diga (ancora perfettamente integra) con dentro, al posto dell'acqua, una montagna di terra e sassi, ormai coperta di vegetazione e alberi d'alto fusto ...
... e un monte senza un fianco ...
... e 2000 morti che nessuno puo' dimenticare, perche' ogni giorno, ogni momento la diga e lo squarcio sul Toc sono la' a riportarli alla memoria.
Qualche immagine ...
La parte superiore della diga vista dal lato a valle; un capolavoro di ingegneria, peccato ... nel posto sbagliato!
Alcuni dati tecnici
Viste dell'interno dell' "invaso"; il mucchio di terra e' piu' alto della diga e si estende lungo la valle per quasi 2 km
La vegetazione in molti punti conta gia' piante d'alto fusto, ma pian piano sta colonizzando anche gli ultimi residui di nuda terra
Il lato interno della diga visto da "sotto" ...
... e di fronte
Lo squarcio sul Toc; e' lungo circa 2 km
Il laghetto residuo, km a monte della diga, proprio sotto il paese di Erto.
Il paese di Casso, 100 m piu' in alto della diga ... ma acqua e fango hanno superato in un attimo la barriera rocciosa!
Caspita, che toni drammatici ho usato
E' il caso di chiudere con qualcosa di piu' leggero
Sulla parete rocciosa sotto il paese di Casso c'e' una bella palestra di roccia; peccato sia a pochi metri dalla strada, dove in corrispondenza della diga c'e' un senso unico alternato regolato da un semaforo e ci sono quindi sempre lunghe code di auto
ma i "climber" sono adattabili e sopportano bene rumore e puzza ... ben altra cosa degli alpinisti
Infine una nota sempre divertente, anche se ormai scontata parlando dei due piccoli paesi della valle; insieme costituiscono un unico comune che viene sempre rigorosamente denominato "Erto Casso" e mai viceversa ... chissa' perche'
(ricordate che in dialetto veneto e friulano la "zeta" non esiste ed e' sostituita dalla "s" sorda, come in "sasso" )
Ormai la stagione in Dolomiti sembrava conclusa ... ma le previsioni meteo favorevoli e una domenica libera tra una cena piccante e una visita in campo () mi hanno concesso ancora una splendida escursione ...
Meta la ferrata Tissi sul Civetta.
Il (la?) Civetta e' un montagna che incute sempre timore e richiede rispetto ... non ci sono percorsi facili per la cima, anche la via "normale" e' attrezzata e per nulla banale.
Un paio d'anni fa ho salito (e sceso) la ferrata degli Alleghesi sul versante nord est (c'e' un post sul blog).
La Tissi risale invece il versante sud.
Sono possibili due accessi all'attacco della ferrata, entrambi molto lunghi e faticosi.
La ferrata vera e propria non e' molto difficile, ma e' ugualmente considerata tra le piu' impegnative delle Dolomiti per l'ambiente severo, la lunghezza del percorso, la discesa complicata ...
In questi ultimi mesi ho un po' trascurato l'allenamento (sono sempre in giro per i peppers! ) e l'effetto si vede ...
Ho faticato piu' del dovuto sulla lunghissima salita iniziale, ma i tempi di percorrenza sono comunque buoni ...
unico piccolo neo: oggi sono un po' "rigido" nei movimenti a causa dell'accumulo di acido lattico nei muscoli e delle microlesioni muscolari da sforzo ... vabbe', poi passa
Lasciamo la parola alle immagini ...
Dopo il consueto viaggio a tarda sera di sabato verso la Val Zoldana (deserta!) e la bella dormita in auto (con tutte le comodita', eh ... materasso e caffe' caldo nel thermos!), la giornata si preannuncia splendida ...
... anche se all'ombra fa ancora un freddo cane (4°C alle 8 del mattino )
La Cima Tome' (3004 m) nasconde la vista della cima principale (3220 m)
La salita inizia presso la malga Grava (1600 m), una bella azienda che alleva circa 50 mucche e 150 capre.
Il percorso risale alla Forcella della Grava (a destra della foto) e da li si inerpica diritto verso la (lontanissima) Forcella della Sasse (ben visibile a sinistra, un nome che e' tutto un programma)
La salita verso la forcella e' interminabile, quasi 1000 m di dislivello su terreno in molti tratti sassoso/ghiaioso (doppia fatica)
Guardando il tratto gia' percorso ...
L'arrivo alla Forcella delle Sasse (uff!)
Dall'altro lato, il Van delle Sasse, un paesaggio lunare
La traccia di sentiero si mantiene in quota, sotto le pareti di destra del circolo del Van delle Sasse
Finalmente, l'inizio della ferrata ... sono visibili i primi metri di cavo (a destra).
Una bella rampa ... la roccia e' ovunque solidissima, un vero piacere posarci mani e piedi
Momenti verticali
Guardando in basso ...
... il Van delle Sasse illuminato dal sole, uno spicchio di luna in mezzo alle Dolomiti.
Il lato sinistro (idrografico) del Van; si intuisce dov'e' la Forcella da cui sono arrivato.
C'e' un motivo se il Civetta e' un paradiso dell'arrampicata!
Alla fine della ferrata, un piccolo nevaio
Poco sotto la cima, a 3000 m di quota, c'e' il piccolo rifugio Torrani (in questo periodo e' aperto, ma non custodito)
Di fronte, vicinissimo, il Pelmo ... alle sue spalle, a sinistra, il Sorapiss ...
La' in fondo, a est, la Val Zoldana
Si vedono due ragazzi che iniziano la discesa; sono tra i pochi che ho incontrato in tutta la giornata (6 persone in tutto)
Non sono salito fino in vetta (200 m di dislivello, mezz'ora di percorso); c'ero gia' stato salendo la Alleghesi e ho preferito starmene spaparanzato al sole ...
Che differenza con le temperature mattutine! A 3000 m sono rimasto un'ora fermo in canottiera!
Chi ha letto il mio racconto sulla salita della ferrata degli Alleghesi, ricordera' il corvo tanto interessato al mio panino (proprio in vetta) ... e' ancora qui!
Non so se e' proprio lui (naturalmente), ma ci sono 5-6 corvi che stazionano perennemente nei dintorni della cima e del rifugio (impiegano pochi secondi per salire alla cima, la' dove noi miseri umani fatichiamo per mezz'ora )
Per richiamarli basta frugare un po' nella borsa di plastica dei viveri
Per un tozzo di pane sono disposti ad avvicinarsi a meno di un metro!
La discesa e' parzialmente attrezzata; occorre prestare molta attenzione a non perdere la sequenza di segni rossi che indicano la sottile linea di discesa proprio nel mezzo di una parete immensa
Impegnative onde di pietra
A sinistra si vedono altri due escursionisti (mi piace la solitudine in montagna, ma tutto sommato e' sempre piacevole incontrare qualcuno ... solo qualcuno, pero' )
Quasi alla fine ... dove saranno i segni rossi? Per uno un po' "ciecato" come me, a volte e' proprio dura
Di fronte, il Pelmo in pieno sole (non ci sono mai salito, ma ... l'anno prossimo ... )
Una vista d'insieme della parete est; la discesa si svolge sotto la linea illuminata dal sole, poi piega a sinistra (della foto) fino alle macchie di neve in basso.
Dopo tanta pietra, e' piacevole rientrare nel verde del bosco
Arrivato!
Ancora uno sguardo al percorso ... un'altra bella escursione da archiviare tra i tanti bei ricordi
Poi via verso casa ... ma per strada mi e' venuta un'idea per completare in modo proficuo la splendida giornata
... argomento del prossimo topic
Finalmente perche' la ferrata delle Mesules (gruppo del Sella) era praticamente l'unica tra le grandi classiche che non avevo ancora salito.
E' stata la prima ferrata costruita nelle Dolomiti (1912!) ed e' ancora una delle piu' difficili e temute.
L'avevo presa in considerazione quando, alle prime esperienze con questo tipo di percorsi, la classificazione "particolarmente difficile" sulle guide mi incuteva ancora un certo timore ...
La presenza di tratti non protetti e le descrizioni piuttosto spaventevoli mi avevano spinto verso altri percorsi ...
E' giunto il momento di chiudere la questione
Solita tecnica per la preparazione; salita in auto al Passo Sella nella tarda serata di venerdi e ottimo riposo nella camera da letto modello Sharan
Al risveglio, il tempo e' davvero splendido e promette una appagante escursione.
L'avvicinamento e' davvero semplice; un percorso pianeggiante porta all'attacco della ferrata in meno di mezz'ora, proprio nel mezzo delle Torri del Sella.
La ferrata sale appena a destra della grande macchia scura (roccia bagnata)
Non ho scattato molte foto nella ferrata vera e propria ... (per chi e' interessato, se ne trovano molte qui: http://www.vieferrate.it/ferratamesule.htm )
Qui, da un comodo terrazzino all'uscita del secondo passaggio chiave, si vedono altri due che si apprestano a partire ... un bel po' piu' in basso
L'ambiente e' severo, per la verticalita' della parete e l'esposizione a nord che la rende un po' tetra.
La difficolta' e' sostenuta e continua, ma non ci sono passaggi estremi.
I due temuti passaggi chiave sono tali solo per le loro particolarita'.
Nel primo c'e' un breve tratto non attrezzato, ma su terreno facile e non esposto.
Il secondo e' un camino con staffe d'acciaio disposte un po' in diagonale e richiede alcuni movimenti "strani"; assomiglia molto all'inizio della ferrata Biasin, la mia ferrata "di casa" e non ho trovato problemi.
Alle spalle, verso sud-ovest, La Val Gardena
Al termine della salita, si sbuca sull'altopiano delle Mesules ... uno scenario davvero insolito!
Sembra di essere sulla luna!
Il percorso per rientrare al passo Sella compie un lunghissimo giro attraversando praticamente tutto l'altopiano; non ci sono dislivelli significativi, ma la lunghezza e il caldo (nonostante la quota appena inferiore ai 3000 m) lo rendono piuttosto faticoso.
E' davvero curioso camminare per ore a 3000 m con indosso solo un paio di pantaloncini corti
Anche in mezzo a questa pietraia inospitale si trovano fiori meravigliosi!
La vista tutto intorno e' mozzafiato!
Il Sassolungo
La Marmolada (nord)
La discesa percorre la selvaggia Val Lasties
basta guardarsi attorno in qualunque direzione per ammirare spettacolari pareti
Non mancano angoli piacevoli: prati, cascatelle ...
Unico neo, l'ultima parte della discesa si svolge proprio sopra i tornanti che portano dal Passo Pordoi al Passo Sella;
il traffico in questo periodo (ferragosto!) e', purtroppo, parte integrante di questo angolo di Dolomiti (il Sella e' circondato da strade che toccano 4 tra i piu' famosi passi dolomitici), ma l'incessante rumore delle moto e' davvero fastidioso.
Che contrasto con il silenzio assoluto della notte!
Ogni tanto nasce qualche proposta per abolire il passaggio delle moto su queste strade; non posso che essere d'accordo!
(non me ne vogliano i pepperfriends amanti delle due ruote)
Alla prossima ... presto!
La stagione 2009 delle vie ferrate si apre con un'escursione non troppo impegnativa, ma molto bella e "rilassante".
La meta e' la ferrata Kaiserjager sul Col Ombert, cima minore nella valle di S.Nicolo', valle laterale che si dirama in direzione W-E dalla Val di Fassa presso il grazioso paese di Pozza di Fassa.
Considerato il percorso di avvicinamento piuttosto semplice, ho utilizzato la tecnica ormai collaudatissima; partenza a tarda sera (dopo le 21), viaggio su strade quasi deserte e scorrevoli fino in Val S.Nicolo', placida dormita in auto per essere pronto al mattino presto.
La piacevole novita' rispetto al passato e' che la monovolume che utilizzo adesso e' tanto spaziosa da permettere l'uso di un materasso "vero" al posto del solito materassino gonfiabile; tanto fiato risparmiato e comfort decisamente migliore
All'arrivo, notevole la differenza di temperatura con Verona; dai 30°C direttamente ai 9-10° (poco dopo mezzanotte, a circa 1500 m di quota)
Sono sceso dall'auto in pantaloncini e maglietta, com'ero partito, ma in meno di 10 secondi ero gia' in tenuta adeguata: felpa pesante e pantaloni lunghi
Notte tranquilla, con spettacolare visione del cielo stellato direttamente dal ... letto .
Al mattino, subito una piacevole sorpresa ... secondo le indicazioni sul percorso trovate online, si puo' raggiungere in auto la fine della strada asfaltata, ma il comune di Pozza ha avuto l'eccellente idea di riservare un paio di km della strada, in leggera salita e ambiente davvero carino, alla passeggiata dei turisti della domenica.
Quindi strada chiusa molto prima, divieto di parcheggio lungo la strada, grande parcheggio attrezzato in riva al torrente (a pagamento, ma solo 2 euro/giorno) e poi ... tutti a piedi!
Molto ben fatto!
Per salire al rifugio si percorre tutto il fondovalle, poi il sentiero si inerpica sul versante nord con una progressione micidiale ...
La ferrata inizia poco lontano ... i primi 30 metri sono impegnativi (tanto da farmi un po' rimpiangere l'allenamento in palestra che ... non ho fatto ), ma poi il percorso diventa piu' semplice e divertente ... giusto quel che ci vuole per riprendere confidenza.
Alle 10:30 sono in vetta; cielo completamente terso, vista a 360°; ben visibile "a portata di mano" in particolare il Sella; nascosta invece dal cerchio di monti che chiude la valle a est la Marmolada ...
Spuntino, riposo e discesa tranquilla e rilassante.
Anche in questa circostanza mi ha assistito la mia consueta fortuna; non c'era nessun altro sulla ferrata e su tutto il percorso di discesa (il che e' davvero insolito su un percorso di questo tipo in una bella domenica di fine luglio!);
ho potuto assaporare in perfetta solitudine ogni momento
Nel complesso una bella giornata, ottimo preludio per altre escursioni piu' impegnative.
Il ripido sentiero che sale al rifugio ...
... sbuca su verdi prati in un ambiente piacevole
Il rifugio S.Nicolo'
Il Col Ombert e' poco lontano; la ferrata inizia a partire dalla grotta che si nota sulla sinistra e si sviluppa piu' o meno sotto la verticale della cima
Alcune immagini della prima parte della ferrata.
Una "pancia" costringe ad alcuni movimenti di forza, ma si tratta di pochi metri
Il percorso attuale, perfettamente attrezzato dal 1996, corre a fianco di un percorso risalente al 1915 ... si notano ancora pezzi di scale, fittoni ecc
Il rifugio dall'alto ...
... e l'intera valle S.Nicolo'
Il Sella; sulla destra la cima piu' alta, il Piz Boe' (v. entry sulla ferrata Piazzetta)
In discesa ...
Al mattino presto la valle era ... tutta per me.
Al rientro (primo pomeriggio) una lunga processione di vacanzieri risale la valle (su strada in gran parte asfaltata) ... ma a piedi; davvero ottima l'organizzazione e lodevole l'idea di tenere fuori le auto
La passione per i peppers e il grande impegno che comporta non mi fanno dimenticare l'altra mia grande passione ...
La neve e' ormai sciolta sulle cime ed e' tempo di progettare nuove interessanti avventure.
Lo stato di forma e' buono; anche se ho un po' rallentato l'allenamento (niente palestra quest'inverno/primavera) ho anche perso un po' di peso (da 68 a 65 ) e l'effetto si sente!
L'allenamento con i pesi e' stato egregiamente sostituito dallo spostare vasi avanti e indietro durante l'hardening off
Nelle ultime due domeniche ho effettuato interessanti escursioni sul Carega, la montagna di casa.
Divertente soprattutto l'escursione di domenica scorsa, da Campofontana fino a cima Lobbia e poi per la lunghissima cresta che separa la Val d'Illasi dalla Valle del Chiampo fino alla cima del Gramolon (inclusa la breve, ma intensa ferrata nella parte finale del percorso).
Sono partito da casa molto tardi, praticamente ho iniziato l'escursione alle 17 ... e il percorso non era proprio brevissimo.
Sono tornato all'auto giusto in tempo, quando le ultime luci si spegnevano e la luna era gia' bella alta nel cielo.
Chissa' cosa avranno pensato i pochi abitanti della contrada dove avevo lasciato l'auto (quasi tutti nei cortili a godersi il fresco) vedendo questo pazzo scatenato scendere di corsa dai monti dopo le 21, in tenuta da spiaggia e ... con gli occhiali da sole
(avevo portato solo quelli e non li posso togliere perche' sono anche da vista e senza dovrei procedere piegato in due per vedere dove metto i piedi )
Appuntamento a presto per qualche nuovo report!
Solo un'aggiunta al post precedente; mi e' capitata tra le mani una foto della Sengia de Mezzodì, fotografata un anno dopo dal rifugio Revolto ...
La via inizia dove indicato dalla freccia e sale piu' o meno in verticale.
In quel punto la parete e' alta circa 100 m.
L'uscita e' proprio al confine tra luce e ombra in alto; il tetto proprio alla fine della via originale, 4-5 metri cubi di roccia, e' gia' caduto
La letteratura di montagna e' piena zeppa di racconti di avventure epiche, comportamenti eroici e grandi imprese ...
A volte pero' la realta' e' molto meno nobile e, in certi casi, sfiora la farsa .
Questo e' il racconto (senza foto) di una mia "avventura" tragicomica che risale all'ormai remoto 23 novembre 1980 (ricordo bene la data perche' quel giorno si e' verificato il terremoto in Irpinia).
E' una di quelle storie che si raccontano con piacere ogni volta che ci si ritrova con i vecchi amici, magari arricchendola ogni volta di nuovi dettagli .
Domenica mattino; nonostante l'autunno inoltrato, e' una giornata splendida, l'ideale per una escursione in montagna.
Contatto al telefono tre amici della Val d'Illasi (con qualche difficolta', per quanto possa sembrare strano ai piu' giovani, ancora non esistevano i cellulari e pochi avevano il telefono in casa) ...
"Che facciamo? Un bel giro sul Carega? (la montagna "di casa") Ok, passo tra poco ..."
Alle 9 siamo tutti e quattro al rifugio Revolto: A****a, F******o, G***o ed io.
Ho portato il materiale da arrampicata; scarpette, imbragatura, una corda, martello e qualche chiodo ... magari ci inventiamo qualcosa ...
Anche gli altri hanno scarpette/scarponi e imbragatura.
L'occhio si posa sulla Sengia de Mezzodi', una parete di roccia (apparentemente) solida alta 100 m e larga circa il doppio, che si erge dall'altra parte della valle, alla base del M. Plische, proprio di fronte al rifugio ...
Perche' no?
E' ben noto che la roccia nel versante veronese del Carega e' davvero pessima ("marcia", come si dice), ma quella parete vista da lontano sembra abbastanza solida ()
Per la serie "Le ultime parole famose", G. dice "Va bene, proviamoci, ma in fretta che' alle 2 ho un appuntamento" (morosa?).
In breve siamo alla base della parete.
Abbiamo una sola corda, un piccolo problema; il primo che sale dovra' recuperare il secondo, poi lanciare il capo della corda al terzo, farlo salire e ripetere l'operazione con il quarto ... laborioso, ma vabbe' ...
Lasciamo gli zaini (li prendiamo al ritorno) e partiamo.
Il primo "tiro", circa 30 metri fino ad un buon punto di sosta, si presenta abbastanza semplice e solido.
A. sale tranquillo, attrezzando con chiodi nei punti piu' difficili.
In un'oretta siamo tutti alla prima sosta (e sono circa le 11).
Il secondo tiro, altri 30 metri, e' decisamente piu' complicato e la roccia non e' piu' tanto buona.
F. e' impegnato per una mezz'ora ed e' ormai mezzogiorno quando siamo tutti insieme alla seconda sosta, un misero gradino che a malapena puo' contenerci tutti, stretti come sardine.
G. prova a partire per il tratto successivo, ma dopo solo 3-4 metri c'e' un punto molto difficile e, dopo alcuni brutti momenti, decide di rinunciare.
Tutti mi guardano, sono l'unico che ancora non ha "tirato" (cioe' che non e' salito da "primo di cordata") e chiaramente tocca a me
Supero il primo passaggio difficile, ma piu' su e' ancora peggio ... pian piano salgo, metto qualche chiodo malsicuro mentre la qualita' della roccia diventa sempre peggiore ...
Dopo una ventina di metri sono praticamente in trappola; la roccia e' completamente marcia, al punto che non c'e' proprio da far affidamento sui miseri chiodi che riesco a piantare per scendere ... devo salire per forza.
Procedo, metro dopo metro, con una lentezza esasperante ...
Scarico una valanga di sassi verso il basso; all'inizio non e' un problema perche' sono spostato a sinistra rispetto alla sosta, ma poi rientro un po' a destra e i malcapitati compagni sono proprio sotto tiro; ogni due minuti devono appiattirsi contro la roccia, sotto una minima sporgenza cercando di non farsi colpire da qualche pietra.
Alle 2 G. inizia a lamentarsi (la morosa ...), ma la faccenda e' davvero complicata.
All'epoca ancora si discuteva se il 6° grado fosse il limite delle possibilita' umane o se esistesse un 7° (ora le maggiori difficolta' sono quotate con numeri a due cifre!); quel giorno non avevo dubbi sul fatto che il 7° esistesse ... c'ero proprio in mezzo!!
Ricordo ancora benissimo gli ultimi metri prima dell'uscita.
Un piccolo tetto da attraversare verso destra sfruttando la fessurina sul fondo, stretta e bagnata (mi vengono ancora i brividi pensando che solo un paio d'anni dopo quel tetto, un blocco di 4-5 metri cubi, e' caduto), poi un muro di 4 metri da salire in verticale; roccia (?) hummm ... praticamente ghiaia.
Solo quattro metri piu' su solidi rami di pino mugo sporgenti sul bordo della parete, poi il bosco ...
a tre metri d'altezza, poco fuori dalla mia portata, un esile rametto di salice, spuntato li chissa' come ?!
Una lunghissima serie di tentativi e rinunce; impossibile!
A questo punto i miei ricordi sono un po' confusi; non so bene come, ma con un "lancio" arrivo al rametto, confidando nella forza delle sue radici (o la va o ...) e poi un altro "lancio" fino a prendere un solido ramo di mugo e ... uffff fuori, finalmente!
Nel frattempo sono passate molte ore, sono le 4 del pomeriggio.
Un'altra ora se ne va mentre A. sale sbuffando e ripetendo continuamente "Ma come c***o hai fatto? Porc* put****!"
Quando anche lui, stravolto, e' nel bosco, sono le 5 ed e' ormai buio (ricordate che e' il 23 novembre).
F. ama sempre ricordare che e' rimasto sul terrazzino della seconda sosta da mezzogiorno fino a sera e che nel frattempo ha visto sulla strada Revolto-Passo Pertica, dall'altro lato della valle, le stesse persone salire e anche ... ritornare!
Dopo una battuta emblematica del nostro stato d'animo ("Beh, il 50% del gruppo e' in salvo") ci rendiamo conto con orrore che abbiamo un piccolo problema .
I nostri amici sono 40 metri piu' giu', leggermente spostati in diagonale, e al buio non e' proprio facile lanciargli la corda.
Per di piu' i rami di pini mughi sul bordo della parete sono un ostacolo quasi insormontabile; infatti nei primi due tentativi la corda si impiglia sui rami e dobbiamo tirare con tutte le nostre forze per liberarla.
In successivi tentativi riusciamo a schivare i mughi, ma la corda arriva sempre troppo lontano dal terrazzino.
Ok, non c'e' altro modo che scendere lungo la corda (fortunatamente abbiamo un discensore), pendolare fino al terrazzino e poi da lì risalire uno alla volta lungo la corda (con nodi autobloccanti).
Tiriamo a sorte e naturalmente perdo (che giornata di m**** ); scendo, mentre la corda smuove sassi che mi fischiano attorno nel buio ...
Tra discesa (mia) e risalita (di tutti, ultimo F.) passano ancora altre lunghe ore; solo alle 8 di sera siamo tutti nel bosco sopra la parete.
Bene!
Uno chiede "Da che parte si scende?"
Ops ... nessuno ha guardato ...
Prendiamo "a naso" verso destra in mezzo ai mughi (e chi ha provato sa cosa vuol dire), costeggiamo la parete fino a trovare un canalone e iniziamo a scendere.
Quando termina con un salto roccioso, risaliamo e proviamo il successivo ...
Il terzo e' quello buono e, pur con qualche difficolta' (sempre al buio), arriva fino alla base della parete.
Poi, sempre in mezzo ai mughi, dobbiamo tornare indietro sotto la parete per recuperare gli zaini.
Alle 10 di sera (notte) abbiamo di nuovo i nostri zaini e ormai solo un facile ghiaione ci separa dal sentiero che riporta a Revolto.
G. ha smesso da un pezzo di lamentarsi per l'appuntamento mancato
Ora viene la parte piu' bella .
Dovete sapere che, per vari motivi, A. e F. non avevano mai fatto sapere in famiglia che andavano ad arrampicare; al massimo semplici escursioni, ma niente a che vedere con quei "mati che rampéga su par le roce"
(erano decisamente altri tempi).
Alle 10 di sera pero' sul Carega non c'e' in giro proprio piu' nessuno e i genitori dei miei amici erano chiaramente preoccupati per il mancato rientro, al punto da decidere di venire a cercarci ...
(mia mamma non si era invece preoccupata, per fortuna, pensando che mi fossi fermato in compagnia a casa loro).
Proprio mentre raccogliamo gli zaini, i fari di un paio d'auto risalgono i tornanti della strada tra Giazza e Revolto;
e quando, sceso il ghiaione e preso il sentiero, siamo ormai a poche centinaia di metri dal rifugio, le auto arrivano al parcheggio di Revolto e i genitori in ansia iniziano a chiamarci: "A****aaaaa! F******ooooo! G***ooooo!"
Che fare? Rispondiamo "Siamo quiiiiiii".
Il dialogo che segue e' surreale (immaginatelo nel buio, nel silenzio dei boschi e dei monti, urlato (in dialetto) tra due gruppi di persone a qualche centinaio di metri di distanza) ...
"Qui doveeeee?" (chi 'ndoe' ?)
"Nel boscooooo"
"Ma cosa fate liiiiiii?" (ma sa fasìo lì?)
"Arriviamooooooo" ('rivemo)
"Si, ma perche' siete ancora liiiiii?" (si, ma parchè sio 'ncora lì?)
Ehm, con la prossima risposta ci siamo sputtanati agli occhi di quei genitori per tutto il resto della nostra vita ...
ma era l'unica risposta plausibile per non dover dare troppe spiegazioni
"Ci siamo ... PEEERSIIIIII" (semo persi)
Vi lascio immaginare le sarcastiche battute quando finalmente arriviamo al parcheggio del rifugio (ci hanno accompagnato per anni!).
Dulcis in fundo ...
I genitori di F. gestiscono un negozio; il mattino dopo, mentre F. bazzica lì intorno, un cliente dice (in dialetto) "Ieri sono stato sul Carega, bella giornata; c'erano 4 matti sulla roccia davanti a Revolto che arrampicavano"
E il papa' di F. "Proprio matti! Mio figlio non farebbe mai cose del genere! Pensa che anche lui ieri e' stato sul Carega, ma e' riuscito a perdersi sul sentiero!"
Grandi alpinisti
"Deep water soloing" e' una delle tante variazioni sul tema dell'arrampicata ...
Se la parete e' oltre la verticale e sotto c'e' acqua, la corda non serve ... a patto (appunto) di saper nuotare
Qui il solito Chris Sharma alle prese con una struttura rocciosa molto particolare ... certo non c'e' rischio di urtare la roccia cadendo!
http://www.youtube.com/watch?v=XoxtqBL5q3k...feature=related
Gustatevi il filmato (in particolare il lancio al minuto 7:20), in attesa che trovi il tempo e l'ispirazione per scrivere qualcosa di mio
Le abbondanti nevicate di questi giorni mi hanno richiamato alla memoria alcune divertenti esperienze sulla neve
(unico piccolo problema, non ho foto digitali per gli eventi che raccontero'; inserisco qualche foto scannerizzata)
Marzo 1977.
Dopo un periodo di abbondantissime nevicate, che c'e' di meglio di una escursione sul Carega, la montagna di "casa"?
Da Giazza per la Val Fraselle fino alle creste che uniscono Zevola e Plische in alto e poi giu' fino al rif. Scalorbi; un giro che in condizioni normali richiede poche ore ...
Quel giorno pero' la quantita' di neve era enorme e il passo non poco rallentato.
In alto poi ... nuvole basse fittissime e visibilita' zero, nessuna traccia battuta ... quasi come camminare alla cieca .
Su un percorso che conoscevo benissimo, ho vagato tutto il giorno senza mai sapere con esattezza dov'ero ...
Su una serie di piccoli avvallamenti tondeggianti (doline, tipiche dei monti calcarei) ad un certo punto ho trovato delle impronte ... beh, da qualche parte porteranno ...
Solo dopo molti minuti mi sono reso conto che le impronte che stavo seguendo erano ... mie!?
Senza rendermente conto avevo percorso un cerchio completo intorno a una dolina!
Molto tempo dopo, verso le 19 con il buio ormai imminente, mentre cercavo ancora come punto di riferimento un passo in cui si cambia versante, sono praticamente finito addosso al muro delle chiesetta di Scalorbi ... almeno 2 km piu' avanti del passo che pensavo di non aver ancora raggiunto!
A Scalorbi la neve raggiungeva il livello del balcone del piano superiore (circa 3 m).
Per entrare nel rifugio invernale, al piano terra, ho dovuto "scavare" ...
e scavare naturalmente per uscire al mattino successivo; la neve caduta nella notte aveva gia' coperto ogni traccia del mio arrivo!
Dicembre 1979
Da tempo desideravo tentare un'avventura impegnativa.
Parlando con un amico, e' nata l'idea di una salita invernale all'Hintergrat dell'Ortles.
Periodo scelto, tra Natale e Capodanno '79.
Purtroppo, colti dall'entusiasmo e per scarsa esperienza, nessuno dei due si e' preoccupato di verificare le previsioni meteo per i giorni successivi.
Arriviamo a Solda con mezzi vari (treno, bus, infine autostop) alle 14 del pomeriggio.
C'e' poca neve, ma il cielo e' bigio.
Siamo d'accordo con il gestore del rif. Coston per prelevare le chiavi del rifugio dove dormire la notte stessa per salire l'Hintergrat il giorno dopo.
Nel vederci il gestore scuote la testa ... brutto tempo in arrivo!
Alzo gli occhi per guardare il cielo, gia' pronta la smentita sulla punta della lingua e ... mi arriva un fiocco di neve sul naso!
Da quel momento la neve scende ininterrottamente e abbondantemente per le successive 36 ore.
Il mattino successivo sulla strada dove eravamo appena saliti in autostop ce n'erano almeno 70 cm.
Simpatiche le parole del gestore al mattino successivo (immaginatele pronuciate con fortissimo accento tedesco):
"Se volete chiave del rifugio, io do' ... ma se salite lassu' ... 100% non ci rivediamo piu'!"
Vabbe', allora torniamo a casa ... huummm, piu' facile a dirsi che a farsi .
L'unica strada che esce da Solda non viene pulita in caso di abbondanti nevicate, per il pericolo di valanghe lungo la strada.
Per "scappare" da Solda fino alla "civilta'" (Gomagoi a 10 km e 1000 metri piu' in basso), ci sono volute 4 ore di marcia nella neve freschissima e profonda (al ginocchio e in certi punti dov'era portata dal vento anche fino al petto).
Il pericolo valanghe l'avevamo molto sottovalutato; solo quando ne ho vista (e calpestata) una gia' scesa, mi sono reso conto davvero di "cosa" significa (un fronte di 30 m per 5 m di blocchi di neve duri come cemento, brrrr!), ma ormai eravamo in ballo e bisognava ballare ...
Impressionante anche trovare lungo la strada alcune auto abbandonate, ancora con gli sci fissati al portasci e letteralmente sepolte dalla neve.
Un'odissea l'intero ritorno a casa, con tutto l'Alto Adige paralizzato dalla neve ... un viaggio interminabile fino all'alba del giorno successivo (Solda-VR=18 ore).
Non sempre, per fortuna, la neve e' cosi' profonda e "faticosa".
In un'altra occasione, sempre verso Natale (forse nel '78), ho trovato il Carega completamente "gelato";
si poteva camminare dappertutto come se la neve fosse asfalto, senza nemmeno lasciare l'impronta del piede (solo i buchetti delle punte dei ramponi).
Quel giorno ho percorso la ferrata Campalani; sembrava di essere su qualche grande classica parete nord ... tutto foderato di ghiaccio scintillante ... con sole splendido e un cielo completamente azzurro ... momenti e sensazioni indimenticabili .
Mi ha sempre affascinato la dedizione totale ad un problema complesso ...
Ricordo ancora con piacere quando alle superiori per un intero mese dedicai gran parte del tempo libero a cercare di risolvere un diabolico studio scacchistico, un vero rompicapo; ora si puo' trovare la soluzione online in pochi secondi, ma all'epoca Internet non c'era ancora ...
(per i piu' curiosi con un po' di nozioni scacchistiche, lo studio era la celebre composizione dei f.lli Sarychev:
B. Rd7 c7 N. Rf3 Ah7 b7; il Bianco muove e patta)
L'emozione quando alla fine la soluzione di materializzo' davanti ai miei occhi non ha prezzo.
Allo stesso modo ho letto tutto d'un fiato il resoconto del lunghissimo processo che ha portato Andrew Wiles a dimostrare l'ultimo teorema di Fermat ... affascinante (anche se non ho capito proprio tutto, lo confesso).
Nell'arrampicata un problema e' spesso una via di pochi metri che resiste ad ogni tentativo.
Caduta dopo caduta, i movimenti diventano sempre piu' perfetti fino al momento magico in cui tutto funziona alla perfezione e si e' oltre.
Ho provato varie volte questa esperienza (nei limiti delle mie capacita', naturalmente).
Un tempo mi allenavo sul muro esterno del (non ridete ) camposanto del mio paese, una struttura in blocchi di pietra lunga 20 m e alta 4 m perfetta per lo scopo.
Riuscivo a salire in verticale piu' o meno dappertutto e a percorrere il muro in orizzontale anche 20 volte senza mai toccare terra, ma lo "spigolo" al limite destro resistette per mesi ad ogni tentativo.
Per lunghissimo tempo non riuscii nemmeno ad alzare da terra entrambi i piedi; poi a poco a poco ogni singola asperita' di quei 4 metri mi divenne familiare e alla fine un giorno riuscii a passare la' dove sembrava impossibile.
L'autunno scorso ho visto il film "First Ascent" (con mia figlia Chiara) e mi e' piaciuta molto la storia dei tentativi (tutti falliti) di Didier Berthod sulla "Cobra crack" (fessura Cobra).
In seguito un altro specialista, Sonnie Trotter, e' riuscito a salire quella via, dopo un numero infinito di tentativi.
Ecco i due filmati (il secondo e' un po' lungo, per chi e' impaziente la salita vera e propria inizia al minuto 7:00)
http://it.youtube.com/watch?v=rXD4Xlm2U8k&...feature=related
http://it.youtube.com/watch?v=McHosr_98r0&NR=1
Per capire bene quel che succede sono opportune alcune precisazioni.
L'arrampicata varia molto a seconda del tipo di roccia.
La dolomia (tipica delle nostre Dolomiti) offre spesso piccole tacche nette per dita e punte dei piedi; l'arrampicata richiede equilibrio e buona capacita' di leggere la roccia.
Il calcare presenta spesso buchetti scavati dall'acqua perfetti per le dita (a volte per un solo dito).
Granito e basalto tipicamente sono caratterizzati da lastre liscie solcate da fessure; se le fessure sono abbastanza larghe da poter infilare la mano e la punta del piede, la progressione e' piuttosto semplice e rapida (a patto di conoscere bene la tecnica); un ottimo esempio e' nel topic "Catherine".
Se pero' la fessura e' "stretta" iniziano i guai; e' il caso delle fessura Cobra, protagonista dei filmati.
Come si puo' vedere Didier usa piu' volte un incastro di un solo dito!
Curioso che Sonnie invece ricorra a movimenti diversi.
Altro dettaglio degno di nota; la progressione in fessura consente anche di piazzare le protezioni (dadi ad incastro) direttamente durante la salita.
L'ascensione effettuata in questo modo e' piu' "completa" ed elegante, ma il tempo necessario per proteggersi sottrae preziose energie.
D'altra parte su calcare e dolomia o altre rocce compatte e non fessurate questa tecnica e' spesso impossibile e sulle vie estreme si ricorre ai chiodi a pressione (spit) piazzati preventivamente con l'ausilio di un trapano.
Anche gli iscritti ai forum sulle ferrate organizzano incontri, di solito una breve escursione o ferrata seguita da abbondanti libagioni in un rifugio.
Domenica scorsa e' stato organizzato uno di questi incontri (denominato "bradipottobrata" perche' i partecipanti si autodefiniscono ironicamente "bradipi di montagna") proprio sulle "mie" montagne, sul gruppo del Carega.
Partecipare era doveroso.
Salita della ferrata Biasin "all together" e poi gran pranzo al rif. Revolto.
Che centrano i peppers?
Fedele alla missione di diffondere il piccante sempre, ho portato un campionario di frutti freschi e polveri e li ho disposti in bella vista sul tavolo.
Devo dire che l'iniziativa ha suscitato interesse; ad un certo punto (pur essendo l'ultimo arrivato nel gruppo) mi sono trovato al centro dell'attenzione, tutti a far domande e ... assaggi
Molti hanno chiesto indicazioni su come tenere i semi e sulla coltivazione.
A fine pranzo tutti i frutti e i vasetti sono spariti ...
Ottimo!
Qui ci sono commenti sull'incontro (peppers compresi) e anche link a foto interessanti
http://freeforumzone.leonardo.it/discussio...7945984&p=1
Ho ancora molto da raccontare su Solda, ma la stagione non e' ancora conclusa ... (raccolti permettendo )
Domenica scorsa ho abbandonato le amate Dolomiti e per la prima volta ho affrontato una ferrata su granito, la lunga cresta del Corno di Grevo sul gruppo dell'Adamello.
La ferrata "Arosio" al Corno di Grevo e' piuttosto famosa e considerata molto difficile.
Da un punto di vista tecnico non ho incontrato particolari difficolta' (credo che dopo la Tabaretta, qualsiasi altra ferrata mi sembrera' facile ), ma l'impegno fisico e' stato comunque notevole per la lunghezza del percorso
(e anche perche' la settimana precedente avevo incautamente accettato di effettuare un giretto in bici con mia figlia, ritrovandomi con indolenzimenti vari a muscoli che non sapevo nemmeno di avere )
Il percorso e' veramente spettacolare, una lunga cresta affilata su roccia splendida.
L'esposizione (cioe' il "vuoto" intorno) dovrebbe essere eccezionale;
il condizionale e' d'obbligo perche' purtroppo, a causa delle nuvole basse, per tutta la salita la visibilita' in ogni direzione (incluso giu') non e' mai stata superiore ai 15-20 metri
In questo filmato (ben valorizzato dai Pink Floyd d'annata) e' possibile farsi un'idea di cosa mi sono perso ...
Solo durante la discesa sono riuscito a scattare qualche foto complessiva della cresta e del rifugio base di partenza dell'escursione (rif. Lissone) ...
l'Adamello che dovrebbe essere ben visibile dalla vetta, imponente con il suo ghiacciaio, non si e' proprio fatto vedere! ... motivo in piu' per tornare presto in zona.
Da buon "lupo solitario" credo di avere un certo feeling con gli animali in genere ...
Sui prati intorno a Solda mucche e pecore certo non mancano ...
... ma la vera attrazione sono gli yak
Si, avete letto bene: yak ... quella specie di mucche pelose che vivono sui monti di Tibet e Pamir.
Reinhold Messner ne ha portato a Solda alcuni esemplari da una delle sue innumerevoli spedizioni hymalaiane.
Qui, sui prati in altura intorno ai 2500-2800 m, i simpatici animali si sono ambientati bene e si sono riprodotti; ora se ne trovano un discreto numero (non so esattamente quanti), con tre diverse colorazioni del mantello, bianco, scuro e pezzato.
In inverno sono ricoverati nelle stalle giu' a Solda e ad ogni inizio estate (maggio) Messner in persona li riporta in altura; un appuntamento a cui sono sempre presenti un gran numero di fans (non e' chiaro se di Messner o degli yak )
Questi esemplari si sono lasciati avvicinare e fotografare tranquillamente ...
Poi ne ho trovato uno, a prima vista piuttosto vecchio, intento a illustrare perche' il suo nome scientifico e' Bos grunniens ...
questa e' una delle rare occasioni in cui il mio feeling con gli animali non ha funzionato granche'
www.eureka-sas.it/forum/video/yak.avi
Meno male che era "piuttosto vecchio" e non correva tanto veloce!
(more to follow)
Non e' facile raccontare Solda e le mie brevi vacanze con poche parole e immagini ...
Il paese
Prima di tutto, a Solda non si arriva per caso; gli abitanti del posto e i frequentatori abituali (tra cui un certo R.Messner ) amano definirla "la fine del mondo".
L'incantevole paese e' situato al termine di una valle laterale rispetto alla strada che porta al passo dello Stelvio (versante altoatesino); a 1900 m di quota la valle si apre in una ampia conca dove un numero limitato di case e hotels si armonizzano perfettamente con il verde dei prati e boschi.
Tutt'intorno una corona incredibile di vette che sfiorano i 4000: Ortles, Zebru, Gran Zebru a ovest; Cevedale (e Vioz) a sud; Vertana, Angelo grande, Croda di Cengles a est.
Una sola strada per entrare e uscire, niente traffico "di passaggio", solo silenzio e pace ...
Una vista del "centro" (a sinistra uno dei tre impianti di risalita, unico neo che disturba un po' l'armonia della conca)
La conca vista dall'alto (dalla ferrata Tabaretta)
La corona di monti a ovest e sud (dalla cima della Croda di Cengles)
L'hotel Zebru'; l'abbiamo scelto (gia' tanti anni fa) perche', oltre alla qualita' dei servizi, e' al termine di una stradina laterale nella conca, piu' in alto di tutti gli altri ... alla fine della fine del mondo
Non capita tutti i giorni una vista simile direttamente dalla camera!
Il mio sguardo corre sempre a cercare "lei", la mitica parete nord del Gran Zebru' ... si rivela a poco a poco entrando nella valle e solo salendo in quota sul versante est e' possibile ammirarla tutta.
Non e' facile trovare nelle Alpi un'altra vetta di pari bellezza e fascino; oserei dire che solo il Cervino le e' superiore ...
Come ho raccontato in un precedente capitolo, l'ho salita nel 1984, proprio sotto la verticale della vetta; un altro periodo della mia vita e un'esperienza che ora non sarei in grado di ripetere
I rifugi
Tutto intorno alla conca splendidi boschi si spingono fino ad una quota di circa 2500 m, dove cedono spazio ad ampie praterie e ad un ambiente tipicamente alpino.
Qui si trovano vari rifugi, alcuni molto antichi
Rif. del Coston (Hintergrathutte), ai piedi dell'Hintergrat, la cresta est dell'Ortles.
rif. Serristori (Dusseldorferhutte), sul versante est della valle
La natura
E' possibile camminare per ore in meravigliosi boschi di larici, abeti rossi e pini cembri
Ovunque fiori ...
... e funghi
@Alb: se non erro la prima foto ritrae un'Amanita muscaria, la seconda (forse) una delle Amanite potenzialmente mortali (Phalloides?) ... ma i miei ricordi di micofilo sono molto sbiaditi.
Anche orti e giardini sono ben curati; c'e' chi riesce a coltivare ortaggi nonostante l'alta quota (chissa se riuscirebbe con i peppers?!)
La gastronomia
Perfetta la cucina dell'hotel che ogni sera ci ha regalato delizie e restituito le forze (immancabile, naturalmente, una piccola correzione piccante, sotto lo sguardo incuriosito e divertito delle cameriere)
Ho assaggiato lo strudel di tutti i rifugi
La palma del migliore spetta sempre a quello del rif. Serristori ... sublime :P
Nella foto, spuntino alla Malga dei Vitelli
La ferrata Tabaretta
Salire questa nuova e difficile ferrata era il mio obiettivo principale.
La via e' stata costruita solo un paio di anni fa e, a detta delle guide alpine di Solda, e' la piu' difficile in Europa;
supera la fascia rocciosa alta 500 m che separa il rif. Tabaretta (nel triangolo verde a destra nella foto, purtroppo il blog taglia un pezzettino delle immagini 800x600) dal rif. Payer, appena sotto il versante nord dell'Ortles.
Devo confessare che mentre salivo verso l'attacco ero piuttosto nervoso e indeciso, anche perche' negli ultimi mesi non ho fatto "i compiti a casa" e, mentre fiato e gambe sono a posto, ho trascurato quasi completamente l'allenamento per la forza nelle braccia.
Appena ho messo mano sul cavo d'acciaio pero' ogni timore e' sparito e ho ritrovato concentrazione e determinazione.
A salita completata non posso che confermare il giudizio delle guide; questa ferrata e' veramente piccante!
Ci sono numerosi passaggi impegnativi che conducono in un crescendo fino al passaggio chiave a meta' via, una diagonale verso destra su parete leggermente strapiombante, scarsissimi appoggi per i piedi e solo la corda d'acciaio come aiuto (in tutta la ferrata oltre al cavo non c'e' alcun appoggio artificiale, staffa o gradino).
La parte superiore e' piu' abbordabile, con un solo passaggio piuttosto difficile, ma la fatica si fa sentire e la quota certo non aiuta; la ferrata si chiude a oltre 3000 m, a pochi passi dal Rif. Payer.
La parete nord dell'Ortles
No, quella non l'ho salita!
In questo periodo c'e' pochissima neve e la via e' molto pericolosa ...
Ai piedi della parete su un masso sono infisse molte lapidi a ricordo di (una parte di) quanti sono caduti su questa temibile via ... un momento di riflessione e' d'obbligo ...
La ferrata alla Croda di Cengles
Archiviata la Tabaretta, dopo un meritato giorno di riposo (= passeggiata rigorosamente al ritmo di Stefania), ho salito anche questa via.
Il percorso e' piuttosto facile, ma abbastanza lungo ed esposto.
La vista dalla vetta della Croda di Cengles (3375 m) e' incredibile e merita lo sforzo per raggiungerla!
Lo sguardo spazia a 360 gradi ...
La Val Venosta (in fondo si vede il laghetto di Resia, famoso per il campanile che spunta dall'acqua)
Cime Vertana e Angelo grande
Le vette minori a nord dell'Ortles, verso il passo dello Stelvio.
Anche la foto di Ortles, Gran Zebru' e Cevedale all'inizio del testo e' scattata da questa vetta.
Spazio per le foto e tempo per scrivere sono ormai esauriti, ma ho ancora qualcosa da raccontare ... alla prossima puntata (con una simpatica sorpresa finale).
Un piacevole intermezzo ...
Realization o Biographie e' una delle vie di arrampicata sportiva piu' difficili; la valutazione e' 9a+ (per quanto ne so c'e' solo una via con valutazione maggiore, Akira 9b non del tutto confermato).
Questo filmato relativo alla salita di Sylvain Millet e' particolarmente interessante e rilassante
Un vero peccato non conoscere il francese per poter capire cosa racconta ...
I movimenti rivisti rallentati negli ultimi due minuti del filmato sono veramente "al limite" delle possibilta' umane (attuali)
http://it.youtube.com/watch?v=8T5IVUkhCTo&...feature=related